Come
è nata la favola?Come per tanti altri generi letterari, non sappiamo
esattamente come e perché sia nata la favola. Forse Esopo, primo scrittore di
favole, voleva insegnare le virtù ai bambini, e pensò di interessarli con
storie che avessero come protagonisti degli animali. Questi, infatti, sono
molto spesso i beniamini dei più piccoli e sono figure simpatiche e
divertenti. Nell'antica Grecia, comunque, le favole venivano usate nelle
scuole per insegnare ai giovani la morale. Circa sei secoli dopo, l'altro
grande scrittore di favole, il latino Fedro, ne spiegò la nascita in un modo
molto interessante. Ecco la sua ipotesi.
«Ora dirò
brevemente come sia nato il genere della favola: gente sottomessa e schiava,
non osando dire quello che avrebbe voluto, trasformò i suoi pensieri in
favolette. Fingendo di scherzare,
evitò la condanna. Io poi trasformai questo trucco in un'arte... E se
qualcuno, sospettoso, erroneamente riferirà a sé quel che io dirò in generale,
stolto, farà capire d'essere colpevole. Vorrei però ugualmente scusarmi con
lui: non ho intenzione di indicare singole persone ma mostrare la vita com'è e
i comportamenti umani».
Quindi gli
scrittori di favole, secondo Fedro, erano uomini senza potere (schiavi o
poveri) che, per paura di essere puniti, rappresentavano sotto forma di
animali le persone potenti, di cui volevano denunciare i vizi e le malvagità.
In questo modo la critica diventava più nascosta. Nello stesso tempo era
possibile per chiunque riconoscere i personaggi che si celavano dietro agli
animali: le favole, infatti, utilizzavano un linguaggio semplice e
universale.
Le favole
hanno sempre un lieto fine?
Come
abbiamo visto, le favole esaltano le virtù e condannano i vizi, anche se non è
detto che per i personaggi (gli animali) buoni e generosi ci sia sempre un
lieto fine. Le favole rispecchiano situazioni reali e, come accade nella
realtà, non sempre hanno un lieto fine. Bisogna leggerle con attenzione per
comprendere l'insegnamento che contengono: l'aggressività, l'ingratitudine, la
prepotenza, possono anche, in alcuni casi, prevalere sui buoni sentimenti, ma
non vengono mai proposte come modelli da imitare.
AUTORI DI FAVOLE
La favola come genere
letterario nacque in Oriente, probabilmente in Mesopotamia, dove se ne sono
trovati esempi in testi numerici dell’inizio del secondo millennio a.C. e in
testi assiro-babilonesi; ed è proprio a questi testi che si suppone si siano
rifatti i primi favolisti greci.
La favola assunse, poi, i
suoi caratteri tipici intorno al VI secolo a.C. con il greco Esopo, dal quale
successivamente trasse spunto la favolistica latina grazie ad autori quali
Fedro, Ennio,Lucilio e Orazio.
Nei secoli successivi si
ebbero altre raccolte di favole ma solo nel Medio Evo la tradizione favolistica
ebbe grande fortuna. Fu nuovamente trascurata nel Quattrocento per essere poi
ripresa da Leopardo e, nel Cinquecento,
da autori quali il Firenzuola e l’Ariosto mentre nel Seicento fu più apprezzata
in Francia che altrove, grazie anche all’opera di Jean de La Fontane.
Jean de La Fontaine nacque in
Francia nel 1621. Di origini borghesi, conquistò la benevolenza dei nobili
parigini come autore di commedie, poemi e racconti. La sua grande fama è dovuta
soprattutto alle Favole, attraverso cui rappresentò i vizi degli uomini
in generale e i capricci degli aristocratici in particolare. La sua opera
letteraria fu tanto apprezzata che nel 1683 fu eletto membro dell'Accademia
Francese (un’importante istituzione, sorta, nel l634; e ancora esistente,
della quale fanno parte i maggiori letterati francesi, sempre in numero di
quaranta). Morì nel 1695.
Il genere della favola fu
molto utilizzato nel Settecento, per i suoi intenti educativi, mentre ebbe meno
fortuna nell’Ottocento romantico che le preferì la fiaba per il senso di
misterioso e fantastico. Di questo periodo bisogna ricordare Tolstoj. Lev
Tolstoj era nato nel 1828 a
Jasnaja Poljana in Russia, dal matrimonio tra un conte e una principessa,
rimase orfano a soli nove anni. Insieme con altri cinque fratelli, ereditò
vasti possedimenti terrieri, dove lavoravano in condizioni di semi-schiavitù
moltissimi contadini. Dopo alcuni anni passati nell'esercito, abbandonò la carriera
militare e ritornò alle sue terre, dove offrì la libertà ai contadini. Questi,
però, sospettando che si trattasse di un
tranello, rifiutarono l'offerta. Tolstoj, invece, era sinceramente
preoccupato di migliorare le condizioni di vita dei più poveri. Così, dopo
lunghi viaggi in Europa, tornò a Jasnaja Poljana e, nel 1859, aprì una scuola
per i figli dei contadini.In questa scuola Tolstoj non voleva solamente
insegnare a leggere e a scrivere, ma anche impartire un'educazione morale ai
giovani. A questo scopo egli, già autore di grandi romanzi come i famosi Guerra
e Pace e Anna Karenina, scrisse anche numerose favole che servivano
all'educazione dei suoi allievi. La scuola di Jasnaja Poljana divenne un
centro di fama internazionale, dove si recavano da tutto il mondo scrittori,
scienziati, giovani e uomini comuni interessati a conoscere il metodo educativo
del grande scrittore russo. Tolstoj trascorse gli ultimi anni della sua vita
peregrinando per la Russia
in cerca della serenità e della pace interiore. Il 7 novembre del 1910 morì
povero e lontano da casa. Il suo funerale vide una grande e commossa partecipazione
popolare.
Nel nostro secolo,
infine, la favola è stata rivalutata da scrittori moderni quali Trilussa,
Pratesi, Moravia, Malerba, Rodari e tanti altri che, pur rifacendosi alle
favole tradizionali, hanno rivestito le loro narrazioni di attualità,
ispirandosi agli aspetti e ai problemi della società attuale. Le favole moderne
presentano in genere un intreccio più complesso di quello delle favole
tradizionali, un testo più lungo, una maggiore ricchezza di personaggi; non più
soltanto animali o piante, ma anche esseri umani e, infine, la mancanza per lo
più della finalità didascalica
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