venerdì 14 novembre 2014

mito dell'olivo

L'olivo nella mitologia
Un mito greco attribuisce ad Atena la nascita del primo olivo che sorse nell'Acropoli a protezione della città di Atene. La leggenda racconta che Poseidone ed Atena, disputandosi la sovranità dell'Attica, si sfidarono a chi avesse offerto il più bel dono al popolo. Poseidone, colpendo con il suo tridente il suolo, fece sorgere il cavallo più potente e rapido, in grado di vincere tutte le battaglie; Atena, colpendo la roccia con la sua lancia, fece nascere dalla terra il primo albero di olivo per illuminare la notte, per mendicare le ferite e per offrire nutrimento alla popolazione. Zeus scelse l'invenzione più pacifica ed Atena divenne la dea di Atene. Un figlio di Poseidone cercò di sradicare l'albero di Atena, ma non vi riuscì, anzi si ferì nel commettere il gesto sacrilego e morì. Quella roccia che resistette era appunto l'Acropoli, dove la pianta dell'olivo venne presidiata dai soldati perchè sacra ai greci.
Secondo una leggenda riferita da Plinio e da Cicerone, sarebbe stato Aristeo lo scopritore dell'olivo e l'inventore del modo di estrarre l'olio, all'epoca fenicia. L'olivicoltura era molto diffusa al tempo di Omero; L'Iliade e l'Odissea narrano spesso dell'olivo e del suo olio. Stupenda la descrizione della camera da letto nella quale Penelope accolse Ulisse al suo ritorno, e che Ulisse stesso aveva costruito prima della sua partenza con legno d'olivo.
A Roma l'olivo era dedicato a Minerva e Giove. I romani, pur nella loro praticità di considerare l'olio d'oliva come merce da esigere dai vinti, da commerciare, da consumare, mutuarono dai Greci alcuni aspetti simbolici dell'olivo. Onoravano i cittadini illustri con corone di fronde di olivo, così pure gli sposi il giorno delle nozze; i morti infine venivano inghirlandati per significare di essere vincitori nelle lotte della vita umana.
Nell'area islamica molte leggende fanno riferimento all'olivo e al suo prodotto; si ricorda la storia di Ali Babà e i 40 ladroni nascosti negli otri che dovevano contenere l'olio.






MITO DELLA CREAZIONE DEL PRIMO ALBERO DI OLIVO E DEL PRIMO CAVALLO

Tutto ebbe inizio quando a Zeus, in quel periodo sposo di Metis, fu predetto da Gea e da Urano che un giorno Metis avrebbe partorito due figli, il secondo dei quali lo avrebbe detronizzato. Zeus, spaventato da quella profezia e dato che Metis era incinta del loro primo figlio, decise di non correre rischi e la ingoiò. Il tempo riprese a scorrere sereno per Zeus che si era anche dimenticato della fine che aveva fatto fare alla moglie. Un giorno però iniziò a essere assalito da violentissime fitte alla testa. Non potendole sopportare chiese a Efesto di colpirlo in testa con il suo martello. Efesto si rifiutava di eseguire l'ordine in quanto non capiva cosa stesse succedendo ma date le urla e le insistenze di Zeus alla fine lo colpì violentemente in testa. Nel momento stesso in cui il suo martello toccò la testa di Zeus l'Olimpo tremò, i lampi sconquassarono il cielo e dal suo cranio uscì una densa nuvola nella quale si trovava una creatura, vestita con una lucente armatura, che teneva alla sua destra un giavellotto: era nata Atena (o Athena), la dea guerriera che si sarebbe contrapposta ad Ares personificazione della guerra brutale e violenta.
Atena manifestò presto le sue eccezionali doti non solo come guerriera ma anche come donna saggia a accorta. Infatti divenne ben presto anche la dea della ragione, della arti, della letteratura, della filosofia, del commercio e dell'industria. Era la personificazione della saggezza e della sapienza in tutti i campi delle scienze conosciute a alle donne insegnò anche a tessere, a tingere e a ricamare.Con il passare del tempo Atena chiese al padre che le fosse consacrata una regione della terra che la potesse onorare. Già da diverso tempo però Poseidone era in attesa che Zeus gli assegnasse una regione e fu così che tra le due divinità si accese una violenta disputa per avere il dominio sull'Attica.
Zeus, dato che non sapeva che fare decise allora di proclamare una sfida tra Poseidone a Atena: chi tra i due avesse fatto alla città il dono più utile, ne avrebbe avuto la supremazia e Cecrope* fu posta ad arbitro della contesa.
Quando la sfida iniziò alla presenza di tutti gli dei, Poseidone toccò con il suo tridente la terra e fece saltar fuori una nuova creatura che mai prima di allora si era vista, il cavallo che da quel momento popolò tutte le regioni della terra e divenne un grande aiuto per la vita dell'uomo. Atena, dal canto suo percosse il suolo con il suo magico giavellotto e in conseguenza di ciò scaturì dal terreno un albero di olivo.Cecrope, decise che fosse Atena la vincitrice e da quel giorno la capitale dell'Attica fu chiamata Atene in onore della dea. Da quel momento la vita iniziò a scorrere serena in Attica a Atena insegnava al suo popolo le scienze e le arti.


Cecrope era figlio di Gea che arrivò in Grecia dall'Egitto, sua terra natale, dove fondò la città che in seguito sarebbe stata chiamata Atene e della quale era re.

scrittura creativa

COMPLETARE UNA FAVOLA

Ti presentiamo la situazione iniziale e la morale di una favola di Esopo. Completa la favola scrivendo lo sviluppo e la conclusione. Attenzione: dovranno essere logici e soprattutto coerenti con la morale chiaramente espressa.

IL PAVONE E LA GRU
Il pavone rideva della gru e ne criticava il colore dicendo: «Io sono vestito di rosso e d'oro, ma tu non hai nulla di bello sulle ali». …………………………………………………… ……………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………..
È meglio essere mal vestiti, ma degni di ammirazione, piuttosto che vivere ingloriosa­mente, facendo vanto delle proprie ricchezze.
(da Favole, trad. di E. Ceva Valla, Rizzoli, Milano, 1989)


















IL PAVONE E LA GRU

Il pavone rideva della gru, e ne criticava il co­lore, dicendo: - Io son vestito di porpora e d'oro, ma tu non hai nulla di bello sulle ali.
- Ma io - rispose l'altra, - canto vicino alle stelle e volo nell'alto dei cieli. Tu, invece, come un galletto, giri per la terra in mezzo alle galline.
È meglio essere mal vestiti, ma degni d'ammi­razione, piuttosto che vivere ingloriosamente1, vantandosi delle proprie ricchezze.























CONTINUARE UNA FAVOLA AGGIUNGENDO UNA CODA

 Leggi la seguente favola di Fedro.
IL CORVO E LA VOLPE
Il corvo aveva rubato da una finestra un pezzo di formaggio; appollaiato sulla cima di un albero, era pronto a mangiarselo, quando la volpe lo vide e si mise a parlargli così: «Che lucentezza hanno le tue penne, corvo! Che nobile portamento è il tuo e che volto! Se avessi una bella voce, nessun uccello sarebbe superiore a te». Allora quello sciocco, mentre voleva esibire la sua voce, lasciò cadere dalla bocca il formaggio, che la volpe astuta fu pronta ad afferrare con i suoi avidi denti.

Ora continua la favola aggiungendo una «coda», cioè immaginando che cosa può succedere dopo. Ad esempio, puoi immaginare che il corvo, derubato del formaggio, decida di allearsi con alcuni suoi amici corvi per vendicarsi della volpe, così...
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CONCLUDERE UNA FAVOLA CON UN “FINALE A SORPRESA”
Leggi attentamente la seguente favola di Jean de La Fontaine che presenta un «finale a sorpresa». Quale potrebbe essere un altro «finale a sorpresa»? Inventalo tu.
IL LEONE E IL MOSCERINO
«Vattene, spregevole insetto, rifiuto della terra!» Così il leone parlava un giorno al moscerino. E il moscerino gli dichiarò guerra. «Tu pensi» gli disse, «che il tuo titolo di re degli animali mi faccia paura?» Disse queste parole e passò all'attacco. Per comin­ciare, gli girò al largo, poi piombò sul collo del leone, che divenne quasi folle: aveva la bava alla bocca, gli occhi gli scintillavano, ruggiva. Il piccolo moscerino bersaglia la belva in cento punti: ora gli pizzica la schiena, ora il muso, ora penetra nelle narici. L'infelice leone si strazia con i suoi movimenti rabbiosi, si frusta i fianchi con la coda, batte l'aria che non ha colpa di niente: il suo furore lo sfinisce, lo abbatte al suolo stre­mato. Il moscerino si ritira glorioso dal combattimento.

Finale a sorpresa
Il moscerino vola dappertutto ad annunciare la sua vittoria, e lungo la strada incontra l'imboscata di una ragnatela: così, è finita anche per lui.
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