venerdì 27 aprile 2012

introduzione all'Eneide


Roma conquista la Grecia Nel 148-146 a.C. Roma inizia la conquista della Grecia nel 27 a.C. diventa provincia romana.  Sono passati mille anni dalle vicende dell’Iliade e dell’Odissea, Roma ha esteso i suoi domini ed è diventata una grande potenza economica e politica. Roma si lascia conquistare dalla evoluta e raffinata cultura greca, dalla sua letteratura e dalla sua arte
Le caratteristiche dell’epica latina. Mentre i classici greci hanno le loro radici nella tradizione orale, l’epica latina nasce in un contesto culturale in cui la scrittura è molto diffusa e chi compone versi sa che essi verranno letti e non soltanto recitati
Il disegno politico di Augusto. Siamo nel I secolo a.C., a Roma, Ottaviano Augusto ha posto fine alle guerre civili, ha rafforzato il rispetto di alcuni valori tradizionali, ma ha anche consolidato il proprio potere, modificando le precedenti istituzioni repubblicane e assumendo il titolo di imperatore 23 a.C.. Il suo è un disegno politico grandioso che ha bisogno di appoggio anche da parte del mondo culturale. L’imperatore deve apparire come l’uomo voluto dal destino, discendente da una famiglia da sempre votata a grandi gesta.
Le virtù del popolo romano.La città di Roma deve essere riscattata dalle sue origini umili e oscure, così come ha da essere esaltata la grandezza del popolo romano, riposta in alcune semplici e fondamentali virtù: l’attaccamento alla famiglia e alla patria e un elevato senso del proprio dovere, che va compiuto al di là di ogni sacrificio.
Un poema epico celebrativo Augusto chiede perciò al poeta mantovano Publio Virgilio Marone (70-19 a.C.), a cui è legato da un rapporto di intima amicizia, di comporre un’opera in cui siano rispecchiati tutti i valori della civiltà romana. Virgilio predilige cantare il mondo della natura e non ama trattare le gesta di grandi eroi. Tuttavia accetta il compito di co0mporrre un poema epico e celebrativo perché apprezza sinceramente l’operato di augusto e crede nelle sue capacità di assicurare una situazione di pace universale e duratura. L’Eneide ha lo scopo di celebrare le personalità e gli eventi storici che hanno contribuito a rendere Roma una grande potenza
Un’antica leggenda Nell’affrontare la propria materia narrativa, Virgilio prende spunto da una materia preesistente, che vuole Roma fondata dai discendenti della nobile civiltà troiana, in seguito al trasferimento nel Lazio di un gruppo di esuli guidati da Enea.
Il figlio dell’eroe troiano, Iulo, sarà il capostipite della famiglia Giulia, che vanterà tra i suoi discendenti Giulio Cesare e lo stesso Ottaviano Augusto
Il modello omerico Nel comporre il proprio poema, Virgilio ha sicuramente tenuto presente i modelli greci: dei dodici libri che compongono l’Eneide, sei ricalcano in qualche modo l’Odissea, con il racconto delle peregrinazioni di Enea per i mari, mentre gli altri sei narrano la lotta sostenuta dai Troiani al loro arrivo nel Lazio e si ricollegano idealmente all’Iliade. Il legame con i poemi omerici è pero solamente formale, perché l’opera del poeta latino trae ispirazione da sentimenti diversi  e da altre convinzioni
Una nuova immagine dell’eroe Particolarmente significativa è, a questo riguardo, le figura del protagonista Enea, ormai lontano dagli eroi dell’Iliade, agitati dalle loro violente passioni, ma anche dall’Ulisse dell’odissea a cui è apparentemente legato da un comune destino di peregrinazioni per i mari. In Enea non vi è curiosità, sete di conoscenza, esaltazione nell’affermare la propria intelligenza e il proprio valore. L’eroe di Virgilio è più malinconico e pensoso, staccato dalle passioni, interamente assorbito dal proprio compito di portare a termine una missione voluta dal destino. Sa navigare e combattere, ma la sua virtù specifica è la pietas, un sentimento che per i romani significava devozione religiosa, rispetto della famiglia e degli antenati, accettazione del dovere, tolleranza e umanità verso i deboli e i   vinti, e soprattutto la capacità di anteporre il bene collettivo ai propri desideri.. L’epiteto con cui il poeta definisce Enea è pius (pio). Enea è un eroe del fato, è un antieroe: no sceglie di seguire i propri desideri in nome di una volontà superiore, contro cui non deve e non vuole combattere.
Gli dei della casa Nella civiltà latina il legame fra parenti era molto importante, tanto da essere regolato dalle leggi dello Stato e dalla pratica religiosa; le religione infatti, assegnava un posto speciale alle divinità che proteggevano la famiglia e la comunità: i Penati, i Lari e la Vesta. La leggenda voleva che fosse stato proprio Enea a introdurre il culto dei più eminenti fra questi dei, i Penati, portandone con sé le statuette votive durante la fuga da Troia. Vesta. A Roma la dea protettrice della casa, del focolare domestico e della patria, era considerata una divinità molto importante. Il culto di Vesta a cui si dedicavano le vestali, consisteva principalmente nel conservare sempre acceso il fuoco sacro che bruciava nel tempio dedicato alla dea. I Lari. Nel culto romano, i Lari erano le anime dei defunti che rimanevano legate alla casa in cui avevano vissuto, proteggendola; venivano loro dedicate statuette votive, che li rappresentavano come adolescenti che reggono nella mano un corno dell’abbondanza. Esse non venivano più mosse: quando la famiglia lasciava la casa, infatti, mentre portava con sé i simulacri dei Penati, abbandonava quelli dei Lari. Dopo i banchetti era usanza riporre gli avanzi in piccoli piatti, affinché i lari potessero cibarsene.
I Penati. Erano   divinità che i Romani consideravano protettrici della famiglia, alla quale assicuravano benessere e prosperità, le loro statue che li raffiguravano come due giovani seduti, erano custodite in un armadio riposto nei “penetrali”, cioè nella parte più interna della casa. Anche lo stato considerato come una sorte di grande famiglia, costituita dai cittadini, aveva i suoi penati, dapprima conservati nel tempio di Vesta, in seguito posti in un tempio proprio.

Nessun commento:

Posta un commento