Nel marzo 2001 i talebani ordinarono la distruzione delle due statue del Buddha scolpite sulle pareti di roccia nella valle di Bamiyan, una alta 38 m e vecchia di 1800 anni, l'altra alta 53 m e vecchia di 1500 anni. L'azione fu condannata dall'UNESCO e da molte nazioni di tutto il mondo, compreso l'Iran.
L'azione - in
palese contraddizione con un precedente restauro dei due capolavori, attuato
dal governo talebano - fu giustificata con l'intenzione di distruggere idoli,
nonostante la plurisecolare e stratificata tradizione islamica di non eliminare
tracce di passate culture religiose, specialmente se valide sotto un generale
profilo culturale.
La distruzione
delle statue del Buddha
a Bamiyan sembra quindi ricollegabile alle forti polemiche col mondo
occidentale (particolarmente attento ai valori dell'arte, sacra o profana) e
alle tensioni derivanti dalla politica dell'ONU collegata alla produzione dell'oppio in Afghanistan.
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