La politica dei
talebani prevedeva la proibizione del lavoro femminile e l'esclusione delle
ragazze da forme di istruzione mista.
Un rapporto
dell'UNESCO
dichiarò che: «L'editto dei talebani sull'educazione femminile ha portato ad un
calo del 65% nelle loro iscrizioni. Nelle scuole gestite dal Direttorato
dell'Educazione, solo l'1% degli studenti è composto da ragazze. Anche la
percentuale di insegnanti donne è scivolata dal 59,2 per cento del 1990 al 13,5
per cento del 1999».
Un portavoce
dei talebani sostenne che: «Le strutture sanitarie per le donne sono aumentate
del 200% durante l'amministrazione dei talebani. Prima che il Movimento
Islamico dei talebani prendesse il controllo di Kabul, c'erano solo 350 letti
negli ospedali della città. Attualmente ci sono più di 950 letti per le donne
in ospedali a loro riservati».
I sostenitori
dei talebani suggeriscono che la depressione e gli altri problemi che
affliggevano le donne afgane erano il risultato della estrema povertà, degli
anni di guerra, dell'economia disastrata, e del fatto che molte si trovavano ad
essere vedove di guerra, e non potevano più provvedere alle loro famiglie senza
qualche forma di aiuto internazionale.
Per uscire di
casa dovevano utilizzare il burqa, un abito spesso e molto lungo che copre tutto il corpo
fino ai piedi, e lascia solo una piccola reticella davanti agli occhi per
vedere. Le bambine dovevano usare il chador, un velo che
copre solo il capo. Le donne per uscire di casa dovevano essere accompagnate da
un uomo.
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