La prosa in volgare si affermò più
tardi della poesia, sicuramente perché la poesia veniva cantata o recitata ed
era comprensibile per tutti, la prosa invece aveva bisogno di lettori cioè di
persone di cultura, ma le persone istruite conoscevano bene il latino. La prosa
volgare nasce nella metà del ‘200, quando nei comuni italiani la borghesia sente
l’esigenza, anche per necessità pratiche, di possedere una cultura.
Così da un’esigenza pratica si
passò rapidamente a una ricca produzione letteraria. Abbondante è la produzione
in prosa del Duecento che, come quella in versi, è spesso in lingua latina o
francese. Lo stesso "Milione"
di Marco Polo, forse
l'opera più famosa di quel tempo, fu dal famoso esploratore dettata in lingua
d'oil al compagno di prigionia Rustichello
da Pisa; e sempre in prosa francese fu composto il
"Trésor", specie di enciclopedia, da Brunetto Latini (maestro di Dante), autore pure
dell'opera prosaica, benché in versi settenari a rima baciata, il "Tesoretto",in cui svolge
questioni dottrinali sulla creazione, sulla natura degli angeli, degli uomini,
degli animali, ecc.
Sempre di natura didattica sono le
numerose raccolte in volgare di sentenze e aneddoti, ma non mancano opere
storiche o romanzesche o narrative come il "Libro dei sette savi" e
il "Novellino".Tra le prose originali del Duecento si deve ricordate
il “Novellino".
Si compone di cento brevi racconti scelti durante il Trecento da una più vasta
raccolta composta da un anonimo o più autori fiorentini del Duecento. Dal libro
si evince che l'autore dové essere dotato di discreta cultura, di sana
moralità, di profonda conoscenza dell'animo umano, di buona capacità
espressiva, anche se il suo stile appare disadorno, eccessivamente essenziale,
e la sua sintassi oltremodo elementare. Le fonti del "Novellino" sono
le più varie, alcune riconoscibili (la Bibbia, Valerio Massimo, il "De civitate
Dei" di Sant'Agostino), altre no; ma gli spunti sono sempre rielaborati in
maniera personalissima. L’intento dell’autore è quello di offrire modelli di
vita e di comportamento. Il maggior pregio è la lingua schiettamente toscana.
Marco Polo nasce a Venezia nel 1254 da una famiglia di mercanti e viaggiatori. Intorno
al 12BO il padre e lo zio attraversano l'Asia centrale e giungono fino
all'Estremo Oriente, alla corte dell'imperatore dei Mongoli Kublai Khan, che li
tratta con cortesia e rispetto. Ritornati a Venezia, nel 1271 ripartono per
l'Oriente accompagnati dal giovane Marco: il ragazzo viene accolto benevolmente
dal Khan, che gli affida numerose missioni diplomatiche, consentendogli di
entrare in diretto contatto con
regioni sconosciute e nuove civiltà. Dopo diciassette anni trascorsi al servizio di Kublai
Khan, nel 1295 Marco Polo fa ritorno a Venezia, dove riprende l'attività di mercante. Partecipa alla guerra tra Genova e Venezia ma viene catturato nel corso della battaglia di Curzola (1298);
durante l'anno trascorso in prigionia detta a Rustichello da Pisa il racconto
dei suoi viaggi. Muore a Venezia nel 1324.
Inizialmente,
come già detto, il racconto dei viaggi di Marco Polo è scritto nella lingua d'oil, parlata
nella Francia settentrionale e diffusa in Europa quasi quanto il latino, e ha
come titolo Divisament dou monde (Descrizione
del mondo).
In seguito allo straordinario
successo ottenuto, l'opera viene tradotta in volgare
toscano e intitolata libro delle
meraviglie del mondo; il titolo Milione, con cui
noi la conosciamo, deriva dalla storpiatura del soprannome Emilione con cui
era nota la famiglia di Marco Polo. Il Milione è una
straordinaria rassegna di Paesi e di popoli asiatici tra cui spicca la dettagliata
descrizione della Cina settentrionale (Catai) e meridionale, del popolo mongolo
e del loro re Kublai Khan. Lo scopo dell'autore è suscitare la meraviglia
del lettore, mostrandogli le "gran diversitadi delle
genti' e allargando le conoscenze dell'epoca attraverso la
descrizione di paesaggi esotici, usi e costumi curiosi, diverse forme di vita
sociale e familiare, credenze e superstizioni. I destinatari del libro sono
tutte le persone che desiderano "sapere", e principalmente il ceto
mercantile, che trova nel volume nuovi stimoli culturali, oltre a
consigli e indicazioni per la pratica del commercio. La novità dell'opera sta
nel fatto che, rispetto ai resoconti di viaggio medievali, Polo basa la sua
narrazione sulla verifica dei fatti e sul principio
di osservazione diretta, distinguendo
tra ciò che ha visto personalmente e ciò che gli è stato riferito da altri.
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