I libro:
compaiono già i personaggi e i temi principali dell'opera, che inizia con la
descrizione della tempesta provocata dalla dea Giunone, la quale, accanendosi
contro Enea e i suoi seguaci che erano partiti dalla Sicilia alla volta delle
coste italiane, li costringe a naufragare sul costa africana. Qui trovano
rifugio e ospitalità presso la regina Didone, occupata nella costruzione di
Cartagine, dopo essere stata costretta all'esilio dalla città fenicia di Tiro.
II libro:
Enea, durante un banchetto, riferisce alla regina Didone della distruzione di
Troia, soffermandosi su episodi più violenti come le uccisioni di Laocoonte,
Polite e Priamo. Su ordine di Venere, Enea è riuscito a fuggire dalla città in
fiamme portando con sé il padre Anchise, il figlio Ascanio, i sacri Penati ed
un gruppo di seguaci, con i quali dovrà fondare una nuova Troia.
III libro:
Enea continua il suo racconto a Didone, descrivendo sia episodi dolorosi e
violenti (come quelli di Polidoro, delle Arpie e di Polifemo) con altri più
dolci e tristi (l'incontro con Andromaca e la morte del padre Anchise). In
questo stesso libro si narra anche della profezia ricevuta dagli esuli troiani,
a Delo, da parte dell'oracolo di Apollo, che li incita ad andare in cerca
dell'Italia per compiere la loro missione.
IV libro: è
incentrato sulla tragica vicenda d'amore di Didone, che si è innamorata di Enea
e si sente tradita quando egli abbandona l'Africa, perché incalzato da Giove a
completare il suo viaggio. La regina, allora, decide di suicidarsi, non prima
però di aver maledetto Enea e il suo popolo, profetizzando eterna guerra tra i
Cartaginesi e i discendenti dei Troiani, cioè i Romani.
V libro: è
completamente dedicato alla descrizione dei giochi funebri per il primo
anniversario della morte di Anchise si
conclude con il triste racconto della morte del nocchiero Palinuro, caduto di
notte in mare, dopo essersi addormentato durante il viaggio verso l'Italia.
VI
libro: arrivato a Cuma, in Campania, Enea viene accompagnato dalla Sibilla giù
nell'oltretomba, al di sotto del lago d'Averno. Nei Campi Elisi incontra
l'ombra di Anchise, che rivela al figlio che è stato scelto dagli dei per
fondare l'Impero di Roma.
VII libro:
giunto nel Lazio, Enea incontra il re Latino, che gli promette in sposa la
figlia Lavinia. Questa però era già stata promessa in matrimonio al re dei
Rutuli, Turno che, grazie anche alla complicità della moglie del re Latino,
prima fa in modo che si rompa il patto nuziale e successivamente incita la
formazione di un'alleanza contro gli esuli troiani, dando così inizio alla
guerra.
VIII libro:
Enea si trova in difficoltà a causa dell'eccessiva potenza delle forze nemiche,
ripercorre il Lazio e proprio nel luogo dove sorgerà Roma, riceve aiuti dal re
degli Arcadi, Evandro, che ordina al figlio Pallante di mettersi al comando di
un piccolo esercito al fianco dei Troiani. Nel frattempo, su ordine di Venere,
Vulcano fabbrica le armi di Enea, tra cui uno scudo decorato con le future
magnificenze di Roma.
IX libro: in
gran parte di questo libro troviamo la descrizione dell'assedio del campo
troiano durante l'assenza di Enea e soprattutto spicca l'episodio dei giovani
troiani Eurialo e Niso, il cui coraggioso sacrificio, avvenuto nel corso di una
spedizione notturna, non porta ad alcun esito determinante per i Troiani.
X libro: la
scena di guerra si movimenta con l'alleanza fra Etruschi e Troiani. Sul campo
di guerra Turno uccide Pallante, mentre Enea uccide Mezenzio, potente alleato
di Turno.
XI libro: nella prima parte si narra del rito funebre per la morte di Pallante e dalle speranze di pace che hanno i combattenti; nella seconda parte tornano altri scontri bellici, nel corso dei quali perde la vita anche Camilla.
XI libro: nella prima parte si narra del rito funebre per la morte di Pallante e dalle speranze di pace che hanno i combattenti; nella seconda parte tornano altri scontri bellici, nel corso dei quali perde la vita anche Camilla.
XII libro:
l'opera si conclude con lo scontro decisivo fra Turno ed Enea, il quale, dopo
aver ridotto all'impotenza l'avversario e dopo essere stato sul punto di
concedergli indulgenza, decide infine di ucciderlo, dopo aver visto che
indossava la cintura d'oro di Pallante.
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